Menopausa e Salute Cardiometabolica

A cura del Team R&D di TL Pharma

Sommario

Parole chiave
Abbreviazioni
Riassunto
Introduzione
Ruoli dell’Estradiolo (E2)
Menopausa e cambiamenti cardiometabolici
Profilo lipidico in menopausa
Distribuzione del grasso corporeo in menopausa
Menopausa e benessere della donna: su quali fattori intervenire?
Bibliografia

Parole chiave: menopausa, invecchiamento, rischio cardiovascolare, grasso viscerale, sindrome metabolica

Abbreviazioni: CVD, CardioVascular Diseases – E2, Estradiolo o 17β-estradiolo, – MS, Metabolic Syndrome

Riassunto

La menopausa segna la fine della funzione ovarica e il passaggio da una fase riproduttiva a una non riproduttiva nella vita della donna. È caratterizzata da cambiamenti fisiologici, metabolici e psico-sociali, principalmente dovuti al calo degli estrogeni, con conseguenze come modifiche nella distribuzione del grasso corporeo, predisposizione a problemi cardiovascolari, sintomi vasomotori e umore instabile.

Inoltre, l’invecchiamento biologico contribuisce a un rallentamento del metabolismo e a una maggiore predisposizione alla sindrome metabolica. Le fluttuazioni ormonali, in particolare la riduzione degli estrogeni, possono influenzare negativamente il metabolismo e il sistema nervoso, contribuendo anche a sintomi depressivi.

È fondamentale adottare un approccio preventivo per gestire questi cambiamenti, agendo sui sintomi vasomotori, sul metabolismo e sulla salute cardiovascolare, per garantire una transizione menopausale controllata e migliorare il benessere complessivo della donna.

Introduzione

La menopausa indica la cessazione permanente della funzione ovarica a causa della perdita dell’attività follicolare ovarica, e la transizione delle donne da una fase riproduttiva a una non riproduttiva della vita. È una fase critica, caratterizzata da notevoli cambiamenti fisiologici, metabolici e conseguenze psico-sociali, strettamente correlati al calo degli estrogeni, i cui livelli sierici variano in funzione dell’età [1].

I cambiamenti fisiologici della menopausa sono dettati da due fenomeni in particolare, nonché il calo del livello di estrogeni e l’invecchiamento fisiologico:

  • Con la menopausa, la ridotta produzione di estrogeni dalle ovaie determina un cambiamento nella distribuzione del grasso corporeo, un disordine del profilo cardiovascolare e cardiometabolico, sintomi vasomotori, calo del tono dell’umore [2].
  • L’invecchiamento biologico è un processo fisiologico che porta, inevitabilmente, a rallentamento del metabolismo basale, maggiore predisposizione alla Sindrome Metabolica (MS), riduzione della funzione antiossidante, anche a causa di una ridotta biogenesi dei mitocondri. In particolare, i livelli di attività fisica tendono a diminuire durante e dopo la menopausa, cosa che alla fine esacerba questa disfunzione metabolica [3].

I cambiamenti metabolici della menopausa sono strettamente correlati al calo dei livelli di estrogeni. Il periodo di transizione della menopausa è associato ad un aumento del peso corporeo e a cambiamenti sfavorevoli nella composizione corporea e nella deposizione di grasso [4].  La perdita di massa corporea magra e l’espansione e la ridistribuzione del tessuto adiposo contribuiscono ad un aumento del rischio di malattie metaboliche nelle donne anziane.

Un’altra importante conseguenza è la sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM), caratterizzata da sintomi quali la secchezza vaginale, la dispareunia, il prurito, il bruciore vaginale, la disuria, è una condizione cronica e progressiva, legata alle modificazioni endocrine della menopausa, assai invalidante per le donne che ne sono affette.

Riguardo alle conseguenze psico-sociali della menopausa, la teoria neurobiologica ipotizza che la riduzione degli estrogeni o le fluttuazioni drammatiche degli ormoni scatenino l’insorgenza o il peggioramento di sintomi depressivi tramite modifiche nel funzionamento dell’ipotalamo e dell’ippocampo. È stato osservato che gli estrogeni influenzano il metabolismo dei neurotrasmettitori (dopamina, noradrenalina, β-endorfina e serotonina), responsabili della regolazione degli stati emotivi [5]. L’età media della menopausa è compresa tra i 49 e i 52 anni, coincidente con i tassi più elevati di depressione nelle donne [6].

Ruoli dell’Estradiolo (E2)

Dopo la menopausa, il principale estrogeno degli anni riproduttivi, il 17β-estradiolo ovarico (E2), diminuisce notevolmente, e l’estrogeno E1 diventa il principale estrogeno nei tessuti e in circolazione [7]. L’estradiolo (E2), sintetizzato principalmente nelle ovaie, è l’estrogeno maggiormente presente durante l’età fertile nella donna. Regola numerose funzioni, sia riproduttive (funzioni gonadiche) che non riproduttive (funzioni extragonadiche).

Tra le funzioni gonadiche, l’E2 è coinvolto nello sviluppo e mantenimento delle caratteristiche sessuali femminili, come il seno e la distribuzione del grasso corporeo, nella regolazione del ciclo mestruale, dove stimola la crescita e la maturazione dei follicoli ovarici, contribuiscono anche all’ispessimento della mucosa uterina per prepararla a una possibile gravidanza [8].

Tra le funzioni extragonadiche, l’E2 determina effetti protettivi sul sistema cardiovascolare, è coinvolto nella regolazione del metabolismo e del bilancio energetico, nel supporto alla salute ossea e nella regolazione dell’umore e delle emozioni.

Menopausa e cambiamenti cardiometabolici

Le donne in pre-menopausa hanno un rischio cardiovascolare inferiore rispetto agli uomini della stessa età.  La maggiore protezione contro le malattie cardiovascolari nelle donne è associata ai livelli degli estrogeni. Tuttavia, tale protezione viene meno quando, in fase di transizione menopausale, calano drasticamente i livelli di estrogeni: le malattie cardiovascolari (CVD) sono la principale causa di mortalità in donne di età superiore ai 60 anni [9]. L’aumento di rischio delle malattie cardiache è dovuto principalmente all’effetto del calo degli estrogeni sul colesterolo, e ad un metabolismo più lento.

Durante il periodo di transizione della menopausa, i cambiamenti nella composizione corporea e nei depositi di grasso regionali contribuiscono a un aumento della sindrome metabolica, che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e altre malattie cardiometaboliche [2]. Sebbene vi siano ampie prove di un aumento del rischio di disfunzione metabolica durante il periodo di transizione della menopausa, è importante notare che anche i fattori genetici e comportamentali svolgono un ruolo critico nel determinare il rischio metabolico durante e dopo la menopausa.

Profilo lipidico in menopausa

Dopo la menopausa, la ridotta produzione di estrogeni dalle ovaie determina un disordine del profilo lipoproteico, cambiamenti avversi nel metabolismo del glucosio e dell’insulina, nella distribuzione del grasso corporeo, nella coagulazione e nella fibrinolisi e disfunzione dell’endotelio vascolare [10].

In particolare la menopausa rappresenta una transizione verso un profilo lipoproteico più aterogeno [9]. Diversi parametri lipidici (livelli di colesterolo totale, LDL-C e apolipoproteina B) aumentano drasticamente in un arco di tempo relativamente breve (dall’anno prima all’anno dopo l’ultimo ciclo mestruale o Final Mestrual Period). Si osserva che queste associazioni sono indipendenti dall’effetto del solo invecchiamento.

Distribuzione del grasso corporeo in menopausa

La menopausa può influenzare direttamente il metabolismo del tessuto adiposo. Negli ultimi due decenni si è appreso molto sulla complessità del metabolismo degli adipociti: il tessuto adiposo è considerato come un organo endocrino, fortemente influenzato da ormoni e cellule immunitarie.

In generale le donne e gli uomini presentano diversi modelli di distribuzione del grasso corporeo. Gli uomini tendono ad accumulare tessuto adiposo nella regione addominale viscerale mentre le donne, hanno una distribuzione principalmente ginoide e un accumulo sottocutaneo di tessuto adiposo. Gli estrogeni ovarici promuovono l’accumulo di grasso periferico nella regione sottocutanea glutea e femorale (si parla di “obesità glutea/femorale o ginoide”) mentre gli androgeni stimolano l’accumulo di grasso addominale viscerale (si parla di “obesità centrale o androide”). Durante la menopausa la distribuzione del tessuto adiposo si sposta verso la regione viscerale addominale, coincidendo con un aumento del rischio di malattie cardiometaboliche.

Durante il periodo di transizione aumenta il rischio di obesità. L’aumento del rischio è legato al calo dei livelli di estrogeni (in particolare estradiolo), il che può essere dovuto alla capacità degli estrogeni di limitare l’accumulo di tessuto adiposo. Inoltre, la perdita di estrogeni è associata ad una disregolazione del bilancio energetico.

Menopausa e benessere della donna: su quali fattori intervenire?

È importante accompagnare la donna verso questo importante cambiamento fisiologico, metabolico e psico-sociale, in maniera preventiva, per una transizione menopausale controllata, prima che tali cambiamenti si trasformino in qualcosa di più complesso da trattare. Uno degli obiettivi di un trattamento preventivo dovrebbe essere quello compensare la funzione paracrina dell’estradiolo E2, che viene meno durante la menopausa, nonché compensare le funzioni legate al metabolismo extragonadico dell’E2.

Si dovrebbe agire sui sintomi vasomotori, come vampate di calore nonché vasodilatazioni improvvise, impattanti dal punto di vista sociale e della qualità della vita (si manifestano anche durante la notte compromettendo la qualità del sonno) e sui fattori di natura cardiometabolica, come aumento del peso corporeo, colesterolemia, trigliceridemia, aumento della pressione arteriosa.

Bibliografia

[1]      S. R. El Khoudary et al., “Menopause Transition and Cardiovascular Disease Risk: Implications for Timing of Early Prevention: A Scientific Statement From the American Heart Association,” Circulation, vol. 142, no. 25, Dec. 2020, doi: 10.1161/CIR.0000000000000912.

[2]      E. W. Freeman, M. D. Sammel, H. Lin, and C. R. Gracia, “Obesity and reproductive hormone levels in the transition to menopause,” Menopause, vol. 17, no. 4, pp. 718–726, Jul. 2010, doi: 10.1097/gme.0b013e3181cec85d.

[3]      M. L. Marsh, M. N. Oliveira, and V. J. Vieira-Potter, “Adipocyte Metabolism and Health after the Menopause: The Role of Exercise.,” Nutrients, vol. 15, no. 2, Jan. 2023, doi: 10.3390/nu15020444.

[4]      S. R. Davis et al., “Understanding weight gain at menopause,” Climacteric, vol. 15, no. 5, pp. 419–429, Oct. 2012, doi: 10.3109/13697137.2012.707385.

[5]      S. Alblooshi, M. Taylor, and N. Gill, “Does menopause elevate the risk for developing depression and anxiety? Results from a systematic review,” Australasian Psychiatry, vol. 31, no. 2, pp. 165–173, Apr. 2023, doi: 10.1177/10398562231165439.

[6]      T. A. Takahashi and K. M. Johnson, “Menopause,” May 01, 2015, W.B. Saunders. doi: 10.1016/j.mcna.2015.01.006.

[7]      R. Qureshi et al., “The Major Pre- and Postmenopausal Estrogens Play Opposing Roles in Obesity-Driven Mammary Inflammation and Breast Cancer Development,” Cell Metab, vol. 31, no. 6, pp. 1154-1172.e9, Jun. 2020, doi: 10.1016/j.cmet.2020.05.008.

[8]      K. Dahlman-Wright et al., “International Union of Pharmacology. LXIV. Estrogen Receptors,” Pharmacol Rev, vol. 58, no. 4, pp. 773–781, Dec. 2006, doi: 10.1124/pr.58.4.8.

[9]      S. Moreno, C. Ayers, N. Nguyen, A. Rohatgi, and E. S. Lau, “Lipid changes across menopause status point to increased cardiovascular risk,” Eur Heart J, vol. 45, no. Supplement_1, Oct. 2024, doi: 10.1093/eurheartj/ehae666.2839.

[10]   A. Bales, “IN SEARCH OF LIPID BALANCE IN OLDER WOMEN New studies raise questions about what works best,” Postgrad Med, vol. 108, no. 7, Dec. 2000, doi: 10.3810/pgm.2000.12.1312.

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